Un altro libro di ricette ?
chiederai tu, già sazio.
Sì, ma questo lo dardeggio Cupido
il dio alato dell’Amore
un dì che a lui involavo una prece
per via di due occhi neri
che mi avevano passato da parte a parte.
“ Oh Eros, concedimi le grazie della ragazza
giacché mi hai colpito con lo strale
e gola mi fa la sua bellezza”
e il Dio incline alla tenerezza
inforcato l’arco e lanciata la saetta
mi esortò “ Tieni, conquistala con questa !”
Ed ecco il miracolo in versi
mi aveva scritto più di una ricetta.
Che cosa ci vuoi far credere
che il Dio dell’Amore
verseggi come una servetta?
Che empietà è mai questa ?
Allora ascoltate e ditemi
se non è divino questo motteggiare?
“ Amante, questa è la consegna:
attrezzati a capir cosa le piace,
che già la forma sua ti sia loquace
se al dolce o al salato è incline
se di carni o pesci è vorace.
Tentala con un frutto, polposo o asciutto
con un candito, con uno sfizio
gira con un cesto di calde focacce
con un involto di fresche vivande.
Chi vuoi che ti resista?
La stessa Venere si avvicinerebbe
allo storpio più negletto
così pare l’abbia avuta in sposa
il claudicante dio del fuoco
con le delizie che ogni dì cacciava dalla fornace
brutto sì, ma dalle mani d’oro.
E Venere è golosa più di ogni altra dea
Marte l’aspettò, invano, a letto
più di una volta, per via di un dolcetto.
Si arrabbi e infuri finché vuole
ma alla gola, la bella ciprigna,
resistere non puote.
Confesso che anche l’arte mia è tale
che quando la freccia coglie nel segno
prende la forma della fame.
Ed è una fame che si spegne con i baci
col manegiar le carni ed assaporar a lento foco.
Invero il mito è stato travisato
di Paride, si racconta
che non sapesse di esser principe
e di greggi faceva il custode
ma io invece dico che fosse pasticcere
e aveva inventato un pasticcino di crema di limone
a forma di pomo, e come oro
vennero le dive a cercarlo
male fu che giunsero tutt’assieme
e di pronti non v’era che uno
se lo portò via Venere
la più avvenente, la più ruffiana
che promise, udite, udite:
la donna più bella del mondo,
la sventurata Elena spartana.
Le altre non vollero sentir ragione
eppur vi erano dolci di cacao
e paste di mandorle e nocciole,
l’affronto sarebbe stato punito
e Paride perse tutto: il regno,
la famiglia, l’amore e per ultimo l’appetito.”